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Recensione

Già sulla carta è un’operazione rischiosa, come spesso lo sono le coproduzioni dalle troppe anime culturali: un film interamente ambientato nella provincia spagnola – con la rappresentativa, solida, solita coppia di divi internazionali formata da Cruz e Bardem – e affidato al regista iraniano più in vista del momento, Farhadi, fattosi notare con About Elly e affermatosi grazie a Una separazione, Il passato, Il cliente.

Infatuatosi del territorio, l’autore (anche dello script) vi ambienta un’altra delle sue vicende imperniate sul dirompente rapporto tra causa ed effetto, con una tendenza a romanzare le dinamiche familiari tale da suscitare in buona parte della critica facili accostamenti (forse non del tutto impropri) alle soap operas, soprattutto per la costruzione di qualche binario narrativo morto.

Tuttavia nella vicenda della ritornante Laura, sposatasi a Buenos Aires con un uomo (non più) ricco (Darín, che non delude mai) e venuta a celebrare le nozze della sorella in compagnia dei suoi bambini, rimbattutasi in Paco, imprenditore agricolo pragmatico e ancora innamorato di lei malgrado sia a sua volta felicemente coniugato con Bea (Lennie), e nell’azzardato risvolto del rapimento della figlia più grande che reca chiaramente un diffuso scompiglio in tutta la sua prole (marito – costretto ad accorrere – compreso), sono riconoscibili (e tutto sommato apprezzabili) diversi elementi della poetica del cineasta.

Basteranno? .

Max Marmotta