Video & Photo

1 videos

Recensione

Rimasto al palo un paio d’anni a causa di recrudescenze da rete, il penultimo lavoro di Woody Allen (già finite le riprese in Spagna del successivo Rifkin’s Festival) non prometteva benissimo. Le prime sinossi facevano temere somiglianze eccessive (si sa già che le tematiche non variano molto nella vasta filmografia dell’autore) con il frettolosamente bistrattato To Rome with Love (2012), in particolare l’episodio più debole, quello con gli sposini divisi dalle circostanze nell’Urbe. Invece la direzione intrapresa dalla caustica commedia è più decisa (e non casca nel macchiettismo, ma ciò non sorprende). 

Gatsby (nome impegnativo!), interpretato dalla star in ascesa Timothée Chalamet (Chiamami col tuo nome, Beautiful Boy), è un universitario di buona famiglia. Dato che la collega/fidanzata Ashleigh (Elle Fanning, bravissima a sfumare l’ennesima oca alleniana), aspirante giornalista, ha l’occasione irripetibile di intervistare il famoso cineasta Roland (Liev Schreiber) a New York, città natale del colto boyfriend, i due pianificano un weekend romantico nella Grande Mela, tra musei e ristoranti. Purtroppo l’incontro con l’insoddisfatto regista va per le lunghe, e la ragazza si ritrova a vagare per la prevalentemente piovosa metropoli al seguito dello sceneggiatore in crisi coniugale Ted (Jude Law), poi del divo latino da strapazzo Francisco (Diego Luna), mentre il giovane compagno, che rimaneggia il fitto programma man mano che lei gli comunica gli imprevisti, si ritrova sul set amatoriale di un amico perso di vista a discutere – o flirtare – con Chan (Selena Gomez), presenza un po’ “magica”, di sicuro catalizzante, sorellina di una sua ex. 

Tra inserti logisticamente ottimistici (ci si sposta con facilità da un luogo all’altro, senza contare che della bisca in cui il protagonista trova il tempo di recarsi non si era mai parlato; ma nei copioni di Allen di questo decennio capita) e citazioni a profusione di artisti contemporanei e non (però a chi si lagna dell’irrinunciabile sfondo alto-borghese va risposto che il nostro ha sempre descritto onestamente ciò che conosce, considerato inoltre che le attitudini umane non dipendono dal ceto), con il party dei genitori di Gatsby – che lui vuole evitare sin dall’inizio – si arriva a un turning point equivalente a un terremoto narrativo, che sconvolge e solleva lo studente da inquietudini, senso di inadeguatezza e responsabilità, facendoci infine capire quanto fosse in realtà profonda la materia trattata. Cast femminile arricchito da Rebecca Hall, Cherry Jones, Kelly Rohrbach e Suki Waterhouse; per la terza volta, espressiva cinematografia di Vittorio Storaro.

Max Marmotta