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Trama

Il divorziato Jerry Falk abita con l’irrequieta e ormai inavvicinabile partner Amanda, già fidanzata di un suo amico, per la quale ha persino rotto con la sua ex Brooke.

Ha solo 21 anni, tuttavia si è già segnalato come uno dei più promettenti autori comici del panorama newyorkese e desidera scrivere un romanzo serio.

Il suo agente è l’inconcludente Harvey, convinto di poterlo portare alle stelle (in ogni caso, non ha altri clienti) e avente diritto a un quarto dei suoi guadagni.

Il povero Jerry, che da qualche tempo deve pure sopportare la presenza in casa sua dell’egocentrica Paula, madre di Amanda, non trova conforto ai problemi sentimentali e lavorativi nemmeno nella psicanalisi, dato che il suo dottore sembra ignorarlo.

Il giovane comincia allora a frequentare il collega di maggiore esperienza David Dobel, un professore munito di Porsche che gli dà consigli cinici eppure, a volte, utili su vita e professione, ma vuole anche sensibilizzarlo all’“indispensabile” uso delle armi… .

Recensione

Dopo una serie di film gradevoli che però hanno aggiunto poco al suo personalissimo universo, Woody Allen si occupa a modo suo della New York post-attentati.

Le fobie e i tic hanno lasciato il posto ad una vera e propria psicosi, che fa credere a Dobel che gli unici mezzi per difendersi dal mondo esterno siano un kit di sopravvivenza e un buon fucile.

Basta una piccola scintilla per far scattare una rabbia repressa e goffa; non un modello da seguire, ma uno status pericoloso.

Il grande autore (che interpreta appunto Dobel) per una volta decentra saggiamente l’attenzione da sé e, dopo Kenneth Branagh in Celebrity, delega a rappresentarlo il bravissimo Jason Biggs (Falk) di American Pie, nei panni di un alter ego goffo, intelligente e premuroso, ma soprattutto giovane, che di quando in quando si rivolge direttamente allo spettatore.

Perciò, Allen ripropone qualche tema di Io e Annie, e di Manhattan (con i tormenti che arrecano amore e arte), in un contesto moderno e solo impalpabilmente mutato; infatti, ambientazioni e musiche (Billie Holiday in apertura) sono quelle di sempre.

Si ride (amaro) specialmente nella seconda parte, benché i protagonisti si occupino di gag (effetto voluto).

Significativa la citazione indiretta (in una scena all’uscita di un cinema) de L’angelo sterminatore di Buñuel.

DeVito (Harvey) è professionale pure se sottoutilizzato.

Max Marmotta