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Recensione

Prima parte (la seconda, ancora senza titolo, arriverà nel 2019) della fase conclusiva di un percorso decennale – altri ne seguiranno – intrapreso dalla Marvel con Iron Man.

Quest’ultimo (sempre interpretato da Downey) tenta di ricoordinare gli smembrati Avengers per contrastare la minaccia dell’alieno Thanos (Josh Brolin in motion capture, unico personaggio centrale della corposa trama): dimezzare la popolazione dell’universo per far sì che esso non imploda.

A tal scopo il farneticante cattivone deve impossessarsi di sei potenti gemme.

Dopo aver diretto due Captain America, i fratelli Russo radunano (quasi) tutti i supereroi della scuderia visti al cinema di recente (compresi i beffardi Guardiani della Galassia, quelli che rischiano di “stonare” maggiormente) e si gettano nell’impresa difficilissima (quanto e più che in Civil War) di dare spazio equanimemente a ogni carattere.

Li aiuta a bilanciare il vastissimo materiale a disposizione la sceneggiatura di Christopher Markus e Stephen McFeely (talvolta spiccia, vedi il Bifröst usato nell’atterraggio preciso di Banner o nel rapido intervento di Thor, ormai trasfigurato al pari di Steve Rogers; ma le icone e le armi si possono anche cambiare…).

Certo, adesso il plot non è completamente autonomo (conoscere i precedenti film della serie è diventato consigliabile).

Tuttavia la vera novità è il durevole (fin dopo i titoli di coda), tetro, inaspettato “finale”. To be continued  .

Max Marmotta