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Recensione

Dopo il quasi improponibile La leggenda del cacciatore di vampiri, che rivisitava addirittura la figura di Abraham Lincoln, ecco un altro libro di Seth Graham-Smith portato sul grande schermo.

Stavolta il provocatorio scrittore contamina il classicismo di Jane Austen – di Orgoglio e pregiudizio qui rimane lo scheletro – con le invasioni di morti viventi tipiche dei film di George A. Romero (ma su sfondo ottocentesco). Così le cinque sorelle Bennet, capitanate da Elizabeth (una Lily James – ormai associabile all’immagine di Cenerentola – distratta come quasi tutto il resto del giovane cast), previo addestramento orientale sanno tirare calci e maneggiare con destrezza spade e archibugi.

Un’abilità difensiva, la loro, che parrebbe escludere qualsiasi possibilità di romanticismo. E invece no: le ragazze si innamorano. Il plot conta molto su questo contrasto (che presto diventa squilibrio), ma l’aura di curiosità “sacrilega” (perlomeno per gli amanti della letteratura) è del tutto insufficiente a reggere, veicolare e perfino motivare un film che naufraga per assenza di struttura, collocandosi da qualche parte tra la robetta e la robaccia.

Il regista un tempo indipendente Burr Steers ci fa la figura peggiore (come del resto era accaduto al collega Timur Bekmambetov nella precedente trasposizione dell’autore).

E poi, questi zombi, tra corse e chiacchiere, sono troppo resistenti e (quindi) poco credibili! .

Max Marmotta