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Recensione

Non è che Scott Derrickson non sia un buon mestierante, anzi: The Exorcism of Emily Rose era in grado di regalare qualche brivido classico, Ultimatum alla Terra provava – perlomeno dignitosamente – ad aggiornare un mito della fantascienza e Sinister (che resta il suo lavoro migliore), pur non raccontando niente di nuovo, era pervaso da un’idonea atmosfera lugubre; però nelle sue realizzazioni continua a mancare un quid.

Anche stavolta, nell’illustrare in sede di sceneggiatura (scritta con Paul Harris Boardman) le esperienze investigative sconfinanti nell’ambito dell’occulto dell’ufficiale di polizia Ralph Sarchie (la trama è tratta dalla sua autobiografia), si rimane nella zona dell’incompiutezza.

Il film parte bene, con l’agente newyorkese (coniugato e padre) sprofondato in una forte crisi spirituale (a causa delle nefandezze a cui assiste) che, seguendo il proprio infallibile istinto, inanella un paio di casi (uno di violenza domestica, l’altro di crudeltà materna) rivelatisi collegati e naturalmente derivati da un antefatto soprannaturale (avvenuto in Iraq tre anni prima).

Con l’aiuto di un gesuita controcorrente (che conduce inevitabilmente al tentativo di liberare il bersaglio di una possessione nonché autore/ispiratore dei delitti), il tormentato eroe rivede qualcuna delle sue posizioni e scopre l’origine del suo intuito.

Insomma, un horror venato di giallo ordinario ma abbastanza avvincente. Bana e Ramírez non si sono finora distinti per le loro doti interpretative, però hanno entrambi il physique du rôle.

Max Marmotta