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Trama

Tratto da una storia vera. Mestre 1981. In seguito al brutale omicidio dei genitori, il giovane Roberto Succo viene rinchiuso in un manicomio criminale.

Cinque anni dopo riesce ad evadere per riparare nella Francia meridionale, dove vive di piccoli furti e sequestri improvvisati, macchiandosi di altri ingiustificati delitti.

Spacciandosi per un inglese di nome Kurt, intreccia anche una relazione con la sedicenne Léa, ingenua ragazza all’oscuro di tutto.

Nel frattempo l’ispettore Thomas comincia a intuire un collegamento tra varie segnalazioni di gratuite aggressioni in Provenza e Svizzera.

Recensione

Una descrizione analitica degli eventi che turbarono la quiete di regioni europee notoriamente placide è una scelta coraggiosa e ammirevole, e risulta ancor più valorizzata da un’autentica caratterizzazione del protagonista costruita sulle testimonianze e sulle perizie psichiatriche dell’epoca.

Riportando su pellicola il libro di Pascale Froment (soggetto anche di una pièce), il regista Cédric Kahn, già autore de La noia tratto da Moravia, realizza un film-reportage quasi asettico che nella sua discontinuità ricalca fedelmente la personalità di Succo (l’espressivo attore dilettante Stefano Cassetti) e la sua violenta errabonda vita; un’opera che non lascia spazio a marcate drammatizzazioni e che, pur dichiarando la sua imparzialità, prende più volte le difese delle vittime lasciando allo spettatore solo due opzioni: condannare il protagonista come pazzo assassino o riabilitarlo come soggetto sì pericoloso, ma comunque bisognoso di assistenza medica.

Un approfondimento più accurato non avrebbe guastato, come pure un attento adattamento italiano, colpevole di svilire parecchi dialoghi anche tramite un forte accento veneto.

Sax Marmotta