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Recensione

Regista versatile, il francese Jean-Pierre Jeunet ha iniziato la sua carriera cinematografica a fianco dell’amico Marc Caro firmando i visionari Delicatessen e La città perduta.

Dopo una parentesi americana, dovuta al quarto capitolo di Alien (il più atipico della serie), ha conquistato pubblico e critica con Il favoloso mondo di Amélie.

Supportato da una squadra di tecnici e artisti ormai ampiamente collaudata, passa ora a realizzare un progetto inseguito da tempo: l’adattamento del best seller di Sébastien Japrisot, una storia d’amore e guerra interpretata dalla sua attrice-feticcio Audrey Tautou.

Ci troviamo in Francia nel 1919. Mathilde è una giovane ragazza bretone, claudicante fin da piccola a causa della poliomielite, che ha perso nella Grande Guerra il fidanzato Manech (Gaspard Ulliel), di stanza presso le trincee della Somma.

Riconosciuto colpevole –insieme ad altri quattro commilitoni– di mutilazione autoinflitta e condannato a morte dalla corte marziale, è stato confinato nella fossa detta “Bingo Crepuscolo” e poi abbandonato nella terra di nessuno esposto al fuoco nemico.

Ma Mathilde, convinta che il suo uomo sia ancora vivo, comincia a raccogliere informazioni tramite l’avvocato Rouvières (André Dussollier) e l’investigatore privato Germain Pire (Ticky Holgado), per scoprire che qualcuno è sopravvissuto alla condanna.

Il tutto raccontato con uno stile e una tecnica facilmente accostabili a Il favoloso mondo di Amélie, a cominciare da una protagonista altrettanto romantica, sognatrice e piena di speranza.

Ma la direzione intelligente di Jeunet si guarda dall’indugiare in ruffiane “citazioni”, riuscendo così a confezionare un film ricco di bravissimi attori (inclusa Jodie Foster in un piccolo ruolo), di sequenze memorabili e capace di cambiare continuamente registro senza creare stridore.

Il notevole investimento negli effetti digitali conferisce inoltre all’opera la dimensione storica adeguata, specie per quanto riguarda i momenti nelle trincee, segnati da un forte sentimento pacifista e dalla polemica relativa ai processi sommari subiti dai soldati francesi per autolesionismo o diserzione.

Una prova che fa ben sperare in un cinema europeo attento agli autori, ai budget e alla concorrenza.

Sax Marmotta