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Recensione

La più recente fatica dell’irlandese Jim Sheridan, spesso al lavoro con Daniel Day-Lewis (Il mio piede sinistro e i due sguardi sull’IRA, Nel nome del padre e The Boxer), avvezzo ai drammi familiari (Il campo), si distingue assai dignitosamente fra le proposte di questo periodo festivo, essendo in fin dei conti l’unica vera alternativa a opere sostanzialmente leggere o disimpegnate (con la possibile, ma non certa, eccezione del biografico Amelia di Mira Nair).

Fonte d’ispirazione è una bella pellicola di cinque anni fa della danese Susanne Bier, Brødre (in Italia malamente rititolata Non desiderare la donna d’altri, al pari di almeno un altro paio di diversissimi film).

Come la suddetta regista, mantenendo le sue tematiche, si è recata proficuamente negli Stati Uniti (Noi due sconosciuti), allo stesso modo Sheridan, dopo il personalissimo ed “europeo” In America, attraversa l’oceano per raccontarci la storia del giovane e rigido capitano Sam Cahill (un Tobey Maguire in crescendo), spesso in missione all’estero, della sua brava moglie Grace (Natalie Portman, abile nell’interiorizzare), delle loro due bambine Isabelle e Maggie (già rimarchevoli Bailee Madison e Taylor Geare), che inevitabilmente risentono dell’assenza del padre, e dello sbandato Tommy (ineccepibile Jake Gyllenhaal), fratello minore di quest’ultimo, che inaspettatamente si ritrova a sostituirlo, soprattutto sul piano affettivo, il giorno in cui egli non ritorna dall’Afghanistan.

Si parla, con intelligenza, dell’assurdità della guerra e dei suoi meccanismi stritolanti, della scarsa utilità, a monte, della disciplina militare (molto meglio una spontanea umanità), di senso di inadeguatezza, di gelosia irrazionale, di estrema difficoltà nell’accettare le proprie colpe.

Tutto già sentito? Può darsi. Ma l’assemblaggio è di invidiabile efficacia.

Max Marmotta